giovedì 2 giugno 2016

Gita in montagna - Antro del Corchia Underground

Quest'anno, visto la situazione meteo poco promettente, abbiamo deciso di modificare un po' la nostra tradizione pasquale e ci siamo riservati il giorno di Pasqua per una gita in montagna, senza tanti programmi, come piace a noi.
Lago di Isola Santa






Direzione: montagne.



Il piccolo borgo



Dopo una prima sosta ad Isola Santa - un borgo molto pittoresco che si specchia nel lago omonimo - abbiamo proseguito con l'idea di raggiungere il Pozzo della Madonna, sopra Serravezza (LU).











Lungo la strada però siamo passati davanti alla miniera dell'argento vivo di Levigliani, e abbiamo deciso all'istante di fermarci lì.

Siamo andati fino al paese, abbiamo comprato i biglietti per il tour completo - grotte e miniera - e dopo alcuni piccoli imprevisti abbiamo gustato il nostro pranzo di Pasqua seduti nel parcheggio, mangiando focaccine e uova di cioccolato.

Arriva l'ora del tour guidato, saliamo sull'autobus che si inerpica sul fianco della montagna fino a raggiungere l'ingresso dell'Antro del Corchia: il più grande complesso carsico d'Italia - e uno dei più grandi del mondo.
L'acqua ha creato queste grotte
La montagna che abbiamo risalito è infatti completamente vuota: al suo interno si sviluppa un'intricata serie di gallerie e pozzi per una lunghezza di oltre 50 km. La guida ci spiega che fino ad un milione di anni fa l'intera montagna era piena d'acqua, e la falda è scesa piano piano attraverso le ere, lasciando questi spazi enormi, quasi da cattedrale sotterranea.





Il percorso turistico si sviluppa su una distanza di 2 km, ci sono scale e passerelle, in alcuni passaggi ci si trova stretti tra due pareti, e questo può dare un senso di claustrofobia. (Meglio saperlo prima).
Un pilastro naturale

La temperatura all'interno della grotta è di 8 gradi, consiglio di coprirsi bene e con giacche impermeabili, visto che in gran parte della grotta l'acqua continua gocciolare -e a costruire meravigliose opere d'arte. Consiglio anche scarpe comode e con suole di gomma,  certi punti del percorso sono bagnati e scivolosi.
Meravigliose concrezioni - In foto non si riesce a distinguere lo scintillio dell'acqua che le ricopre
Si accede all'ingresso della grotta naturale attraverso un comodo tunnel scavato nella roccia e sigillato da tre porte: questo accorgimento evita il vento che si formerebbe agli ingressi della grotta per la differenza di temperatura fra interno ed esterno. Con le porte aperte in estate il vento raggiunge anche i sessanta chilometri orari, in questo modo si aggira il problema e si protegge ulteriormente la grotta, isolandola dall'esterno.
Stalattite e stalagmite si incontrano - Un abbraccio per cui sono serviti milioni di anni
La parte iniziale del percorso presenta alcune concrezioni, sia fossili che in accrescimento. La parte più interessante però è la grandiosità di certi ambienti, e la presenza di numerose scritte ed indicazioni, fatte negli anni passati dai gruppi di speleologi durante le esplorazioni. A volte sono indicazioni, altre volte semplici testimonianze del passaggio. In un punto in particolare - il campo base di molte spedizioni - si contano moltissime scritte fatte con il nerofumo. 
Le pareti della grotta sono le pagine di un libro scritto da decine di persone che - pezzo dopo pezzo - l'hanno svelata.
L'aquila
Arrivati al percorso ad anello inizia il bello: lì la grotta è viva, si sente sgocciolare acqua ovunque e le concrezioni brillano alla luce dei faretti: ce ne sono di tutte le forme, alcune spuntano dall'acqua dei laghetti e assomigliano a uova, altre pendono giù dal soffitto, altre ancora si incontrano a metà strada formando colonne possenti. Molte hanno nomi strani, come le "fette di prosciutto", o "Spaghetti" o ancora "Pop corn"...forse gli speleologi che le hanno scoperte avevano un po' di appetito!
Usciamo all'aperto con gli occhi pieni di meraviglia, ma la nostra avventura sotterranea non è ancora finita, ci aspettano le miniere di mercurio (O di "argento vivo" come si diceva una volta). 


Come mai il mercurio si chiama "argento vivo"? Perché il mercurio nativo assomiglia ad argento lucente, e quando viene toccato si frammenta in palline sempre più piccole, che scappano via in ogni direzione. L'unico modo di raccoglierle è aspirarle con una siringa senza ago o con una pipetta da laboratorio. 
Aspettiamo la guida all'inizio della miniera


La miniera di Levigliani è una delle poche al mondo in cui il mercurio si può trovare anche nella sua forma nativa, e durante la visita guidata si può osservare direttamente nella roccia - poche sferette lucenti, minuscole, protette da un vetro. Addirittura in una delle ultime gallerie aperte i minatori trovarono un punto da cui l'argento vivo zampillava come acqua di fonte. Lo zampillo è durato solo pochi minuti e per raccogliere il minerale i minatori hanno usato tutti i contenitori a loro disposizione, compresi i loro cappelli.
Le minuscole palline di mercurio nativo - molto raro in natura




Questo comunque è un fenomeno molto raro - l'unico in tutta la storia della miniera. Il grosso della produzione di mercurio derivava dalla lavorazione del cinabro, un minerale che veniva cercato ed utilizzato fin dall'antichità. Nella miniera è possibile vedere anche i pozzi antichi, utilizzati per l'estrazione del cinabro fin dai tempi dei romani: con questo minerale, ridotto in farina e mescolato all'olio di oliva, si realizzava il colore rosso, per scritte e dipinti.

Il percorso tenebroso nelle miniere di Levigliani





In definitiva abbiamo passato una Pasqua insolita e molto interessante, ne valeva la pena!


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