lunedì 3 ottobre 2016

La cammellata nel deserto

La gita nel deserto a dorso di cammello è uno dei grandi classici delle escursioni dei villaggi del Mar Rosso: potevamo perdercela?

Alla nostra prima volta sul Mar Rosso, ad Hurgada nel 2001, scegliamo di fare una gita in cui vedremo per la prima volta il deserto, scorrazzeremo tra sabbia e massi con le jeep 4x4, faremo un giro sui cammelli e poi andremo a cena in un accampamento di beduini. Beh, certo, beduini ad uso turistico, naturalmente.






Ci infiliamo  nel nostro fuoristrada e ci puntelliamo con braccia e gambe per non venir sballottati ovunque dalla guida folle del nostro autista. Ad un certo punto la strada asfaltata finisce e entriamo a tutta velocità nel deserto, in una nuvola di polvere.

Finchè corriamo non riusciamo a vedere quasi niente, e quando le jeep si fermano e la sabbia si posa ci troviamo davanti ad una grande duna di sabbia chiara. 

 Il deserto attorno a noi è sassoso, ma qui un rilievo naturale ha fatto fermare la sabbia portata dal vento e adesso possiamo goderci questo parco giochi naturale: saliamo correndo la china, torniamo tutti un po' bambini. Ecco, la mia prima occhiata al deserto: non è come lo immaginavo, è bellissimo! Il fragoroso entusiasmo dei nostri compagni di viaggio mi risveglia dall'incanto, voglio salire anch'io! 

I più avventurosi si buttano rotolando dalla cima, noi ci limitiamo a scendere di corsa, con grandi balzi, come se fossimo in un ambiente provo di forza di gravità. Ho ancora in mente quella sensazione esaltante!


 Le nostre guide ci lasciano giocare, osservandoci indulgenti e chiacchierando tra loro. Chissà cosa pensano di questi bambinoni che si entusiasmano per gli scivoli di sabbia!

 La gita prosegue, alla prossima tappa ci sono i cammelli, che ci porteranno all'accampamento dei beduini. Una mandria ci sta aspettando con infinita pazienza.

Siamo un po' intimiditi da questi grandi animali, e per la tensione rischiamo di volare di sotto quando, una volta saliti fra le gobbe, il cammello si alza in piedi.
Siamo un po' instabili ma felici
Una volta rotto il ghiaccio ci abituiamo in fretta all'andatura ondeggiante di questi strani animali, ed osserviamo il paesaggio dall'alto della nostra sella. 

Siamo nel deserto! Siamo in Africa! Penso che l'entusiasmo mi si legga in faccia. Questo è un sogno che si realizza, anche se non è questa l'Africa che sogno da quando ero ragazzina e leggevo i libri di Wilbur Smith.

Arriviamo in fretta all'accampamento, avrei passato volentieri un altro po' di tempo con le nostre cavalcature, e al momento di scendere ci rendiamo conto che mantenere l'equilibrio è ancora più difficile. I cammelli si abbassano di scatto, piegando le loro lunghe zampe mentre noi restiamo aggrappati disperatamente per non cadere in avanti. Decisamente non siamo portati per cavalcare i cammelli!
All'accampamento la nostra guida ci mostra le abitazioni beduine e ci spiega alcune cose sul loro stile di vita e sulla loro cultura. Naturalmente queste persone vivono di turismo, sono da considerarsi come attori che recitano un ruolo, ma in tutto il paese esistono ancora famiglie che vivono alla vecchia maniera. 

Beduino significa, in arabo, abitante del deserto. Sono nomadi, che si dedicano all'allevamento del bestiame. La loro organizzazione è tribale, e ogni tribù è suddivisa in famiglie, o clan. Gli uomini si occupano delle mandrie e della caccia, le donne di tutto il resto, compresa la raccolta di vegetali e radici. Le donne dell'accampamento ci accolgono con il pane caldo, appena cotto.









 Il deserto è un ambiente molto ostile, e i beduini possono vivere solo conoscendolo profondamente e utilizzandone le risorse più nascoste. In questo caso ad esempio la guida ci spiega che per alimentare i fuochi non possono bastare le sterpaglie rade che crescono fra le rocce, serve un combustibile diverso, sempre disponibile e... a chilometri zero. Per alimentare i fuochi si brucia lo sterco di cammello.

A questa notizia molti che stavano mangiando con entusiasmo questo questo pane, molto simile alla piadina, cercano con discrezione di farlo sparire. Noi naturalmente non facciamo una piega e continuiamo a masticare e ad ascoltare le spiegazioni, molto interessanti. 

La ricchezza dell'accampamento che visitiamo, oltre al turismo, è una fonte che si trova nascosta fra le rocce delle montagne. Ci accompagnano a visitarla. Quando tra le rocce brulle iniziano a spuntare piante verdi e piccoli alberi di fichi capiamo che l'acqua è vicina.


Arriviamo fino alla sorgente, e vediamo con un certo stupore che l'acqua sembra affiorare direttamente dal suolo sabbioso, in una piccola grotta naturale. 


E' davvero pochissima. Hanno costruito una specie di piccolo acquedotto, per servire il campo, ma la quantità d'acqua è talmente esigua che faccio fatica a credere che non debbano integrarla. La guida invece ci spiega che la mandrie sono perfettamente adattate al deserto, ed hanno bisogno di quantità d'acqua davvero minime. I "nostri" cammelli non soffrono la sete.

Arriva l'ora del tramonto, e ci accompagnano a vedere il sole dalla cima di una piccola duna, lì vicino. E' uno spettacolo molto suggestivo, piano piano la magia del momento arriva a tutti e scende un silenzio carico di emozione. Il sole non è ancora sceso del tutto che già il cielo sopra di noi diventa di un blu intenso e si iniziano a vedere le prime stelle.

Dopo la cena nell'accampamento e gli inevitabili balli con musica a tutto volume concludiamo l'escursione con una cosa che mi emoziona ancora adesso, a distanza di anni. Una volta lontani dall'accampamento ci fanno scendere in pieno deserto, e poi spengono le luci delle jeep. Sopra a noi un cielo enorme, nero, con miliardi di stelle. Non ho più visto un cielo così, una bellezza così grandiosa. Il ricordo di questa notte vellutata chiude le nostre prime vacanze in Egitto, siamo rimasti incantati, torneremo presto!