mercoledì 21 settembre 2016

Emozioni a Luxor

Durante il nostro primo viaggio in Egitto nel 2001 quella a Luxor è stata senz'altro l'escursione più emozionante. 
L'ingresso del complesso dei templi di Karnak 







Svegli prestissimo per la partenza, prima del levare del sole: dobbiamo arrivare alla barriera in tempo per l'apertura.
Che barriera? Che apertura? La guida ci spiega che c'è solo una strada che attraversa il deserto da Hurgada a Luxor, e che per motivi di sicurezza gli autobus turistici devono viaggiare in convoglio, scortati da camionette di militari.
Siamo un po' preoccupati da questa precauzione, e quando arriviamo alla barriera e scendiamo a fare un giro prima della partenza ci preoccupiamo ancora di più a vedere dei soldati armati che scrutano il deserto.







Ormai però ci siamo, di tornare indietro non se ne parla. Saliamo sul nostro pullman e ci sistemiamo per un lungo viaggio attraverso un paesaggio assolutamente ostile. 














Ad un certo punto, come per un miraggio, vedo apparire davanti a noi una sottile striscia verde. Il deserto è finito, e in un lampo ci troviamo ad attraversare piccolissimi paesi e campi coltivati, fino a riempirci gli occhi con l'azzurro del Nilo. Quanto mi è mancata la vegetazione! Non ci avevo fatto caso ma questi giorni di deserto assoluto mi hanno restituito il piacere di vedere alberi ed erba, ora non le do più per scontate.








Il convoglio adesso procede a velocità normale e gli autobus si separano, 
procedendo ognuno per la sua destinazione.




Noi ci fermiamo di fronte ai Colossi di Memnon, due statue gemelle del faraone Amenhotep III, erette a guardia di un tempio grandioso, di cui adesso non c'è più traccia, oltre 3400 anni fa. La cosa curiosa di queste statue è che erano famose già nell'antichità. Una in particolare all'alba emanava dei suoni che venivano interpretati come una sorta di saluto ad Eos, la dea dell'aurora (Vedi Wikipedia )
Attorno ai colossi c'è un paesaggio di campagna anacronistico. Dei ragazzini si avvicinano per venderci pezzi di canna da zucchero.

L'escursione prosegue al Tempio di Medinet Habu, il tempio funerario di Ramses III.


Le pareti di questo tempio sono fitte di disegni e geroglifici, sono come un libro di storia che la guida prova a raccontare.
La maggior parte dei disegni che vediamo in facciata rappresentano la storia di una grandiosa battaglia combattuta contro i popoli del mare. 





Gli interni sono suggestivi, pareti e colonne sono decorate da migliaia e migliaia di disegni, alcuni riportano ancora i colori originali (Incredibile se si pensa che sono stati per millenni esposti alle intemperie)









  La tappa successiva è la Valle dei Re, un posto leggendario e desolato. Sotto un sole battente ci avviamo per scoprire i tesori di questa valle desertica.
Questa valle non lontana dall'antica Tebe è stata per secoli il luogo di sepoltura dei faraoni ed è diventata leggenda con le prime spedizioni archeologiche del diciannovesimo e del ventesimo secolo secolo.
Sotto un sole spietato, nella valle dei Re.





Proprio qui è stata fatta la più grande scoperta archeologica del ventesimo secolo, quando Howard Carter scoprì la tomba intatta di un faraone minore, Tut Ankh Amon.

Il resto è Storia.
La maschera funeraria del faraone Tut Ankh Amon - Foto da internet





« Diedi l'ordine. Fra il profondo silenzio, la pesante lastra si sollevò. La luce brillò nel sarcofago. Ci sfuggì dalle labbra un grido di meraviglia, tanto splendida era la vista che si presentò ai nostri occhi: l'effige d'oro del giovane re fanciullo. »
(Howard Carter, 1924)

All'interno della Valle purtroppo non possiamo visitare la tomba di Tut Ankh Amon, visitiamo la tomba di un'altro faraone, depredata in epoche remote. I dipinti alle pareti però sono intatti e possiamo ascoltare incantati le spiegazioni della guida.
Il dio Anubi e la pesatura del cuore del defunto (Immagine da internet)




Sulle pareti di ogni monumento funebre veniva rappresentato il libro dei morti, un dipinto che rappresentava in parte la vita del faraone con i suoi meriti da esporre nell'aldilà e in parte il suo cammino verso l'oltretomba.

Grazie ad opere come queste gli studiosi hanno potuto comprendere i complessi rituali della religione egizia, e ora noi nel buio della tomba possiamo capire qualcosa di più di come si viveva in quei tempi remoti.
Il grandioso viale delle sfingi, all'ingresso del tempio di Karnak
Passiamo poi al grandioso Tempio di Karnak, e ci perdiamo nelle sue sale senza soffitti, fra foreste di colonne, obelischi e statue.

Un museo a cielo aperto. Non ci perdiamo nemmeno una parola delle spiegazioni della guida.
Ramses e Nefertari
Facciamo la conoscenza con il grande Ramses e la sua sposa Nefertari, una coppia che fa parte della leggenda. A lui viene attribuita l'"adozione di Mosè" - era lui il faraone oppressore. Lui ha portato la pace in Egitto, e sempre lui ha costruito monumenti grandiosi, come il Ramesseum e il tempio di Abu Simbel.
Eccolo qui, dopo più di 3.000 anni, che ancora ci stupisce con la sua grandezza.


Ogni superficie all'interno di questo tempio è fittamente decorata, ogni colonna, ogni parete ci racconta una storia.

Da questi templi provengono le innumerevoli opere sparse nei musei in tutto il mondo. Alcune di queste opere hanno avuto una destinazione anche diversa, come gli obelischi che decorano molte città europee, come Roma.
Altri sono rimasti qui, come l'obelisco caduto di 
Hatshepsut. 

Questa giornata così piena non è ancora finita. Visitiamo quindi una fabbrica di carta fatta con il papiro, in cui assistiamo ad una dimostrazione piuttosto interessante sulle caratteristiche di questo materiale locale.









Finiamo la giornata affacciati a guardare il fiume Nilo, mentre il sole tramonta e ci regala ricordi indimenticabili.